Kim Stanley Robinson, Il ministero per il futuro, 2022 Ed. Fanucci
“La fantascienza è il realismo del nostro tempo. È il modo migliore per descrivere il mondo in cui viviamo.”
(Kim Stanley Robinson)
Fra distopia e utopia solarpunk, il romanzo di K.S.Robinson riesce a trasportarci in un altro mondo possibile e sostenibile, proiettandoci verso nuovi scenari, prendendo spunto da esempi concreti in parte realmente esistenti.
Sulla scia di uno dei suoi precedenti romanzi (New York 2140) già citato in un mio precedente articolo[1], lo scenario apocalittico iniziale lascia spazio alla possibilità di cambiamento come qualcosa di praticabile hic et nunc.
The Ministry for the Future è ambientato nei prossimi decenni. I governi dei paesi cosiddetti sviluppati si rendono conto del pericolo di una catastrofe ecologica e fondano, sulla base degli accordi di Parigi sul clima, un ente internazionale che chiamano Ministero per il Futuro con il compito di fare gli interessi delle prossime generazioni che rischiano di venire al mondo in un ambiente irreparabilmente compromesso. La responsabilità del Ministero viene affidata a una cinquantenne irlandese, Mary Murphy, con un passato in organizzazioni internazionali.
Ma quali poteri ha in concreto il Ministero? Cosa può fare contro l’inerzia dei governi, il disinteresse delle banche centrali, l’ostilità di tutti coloro che dipendono dallo sfruttamento di combustibili fossili e che non sono solamente le multinazionali del petrolio ma anche intere nazioni?
La storia inizia con un evento fortemente drammatico: un’onda anomala di calore colpisce l’India causando la morte di milioni di persone. Durante la prima settimana in una città dell’entroterra indiano muoiono 200.000 persone mentre intere regioni si spopolano a causa di una temperatura così alta da rendere impossibile la vita, causando inoltre il collasso delle centrali energetiche. La tragedia provoca effetti sociopolitici a catena: il governo nazionalista dell’India si dissolve, e il nuovo governo decide, contro il parere del resto del mondo, di spargere nel cielo del subcontinente un aerosol che riflette la luce solare impedendo un nuovo aumento di temperatura. Contro la maggior parte delle previsioni, e delle minacce di guerra dei paesi confinanti, la soluzione funziona. Allora, c’è chi finalmente prende coscienza di quanto accaduto e delle responsabilità dirette; nascono i Figli di Kali, un’organizzazione che ha l’obiettivo di vendicarsi sulle persone e sulle infrastrutture responsabili del surriscaldamento del pianeta. L’obiettivo dei figli di Kali sono tutte le fonti di CO2 : aeroplani, petrolieri, industrie inquinanti, allevamenti bovini ecc. “La Guerra per la Terra era reale, ma gli aggressori non si trovavano da nessuna parte. Spesso si affermava che non si trovassero affatto in India e che non fossero nemmeno un’organizzazione indiana, quanto, piuttosto, un movimento internazionale. Kali non era da nessuna parte; Kali era ovunque.”[2]
Mary dal suo canto, nonostante l’ostracismo di molti governi, specie quelli occidentali, continua a promuovere e sostenere organizzazioni internazionali che progettano e praticano una economia ed una agricoltura sostenibile, creando inoltre una sorta di moneta virtuale strettamente legata all’emissione negativa di CO2, il “carboncoin”: moneta che viene rivalutata sulla base della quantità di emissioni nocive abolite (idea innovativa, ma che in qualche modo riprende un progetto simile , poi svanito, nato da un think tank del partito democratico americano e che Robinson descrive in maniera più approfondita).
Nel frattempo, un gruppo di scienziati in Antartide avvia un progetto di pompaggio di acqua sotto le calotte polari per evitare che scivolino nell’oceano e innalzino catastroficamente il livello del mare. Tutto sembra collassare verso l’apocalisse, il mondo intero è in preda ad una frenesia da countdown verso la catastrofe. Eppure la speranza nei progetti di autogestione agricola e tecnologica sostenibile e l’aiuto della scienza, risplendono nel buio, riuscendo pian piano a illuminare un futuro possibile e necessario.
Come si accennava, Kim S. Robinson ha sempre trattato nei suoi scritti temi legati alla giustizia sociale e ambientale. Tutti i suoi romanzi tendono ad una visione futura post-capitalista. Ad esempio, la proprietà dei lavoratori e le società cooperative occupano un posto importante nei romanzi “Il verde di Marte” e “Il blu di Marte” quali sostituti delle tradizionali corporations. Infatti, più volte descritto come anti-capitalista e socialista, Robinson propone ideali simili a quelli dell’anarco-sindacalismo in contrasto ad un capitalismo predatorio che rappresenta gli avidi interessi di corporation transnazionali (vedi il romanzo “Il blu di Marte”).
Nel “Ministero per il futuro”, la critica al mercato neoliberista si fonde in maniera magistrale con la critica alla devastazione ambientale. A tal riguardo basta leggere un passaggio significativo del romanzo (in realtà si tratta di un intero breve capitolo) :
“Nacqui piccolo, come molte altre cose. Forse un marsupiale. La gente arrivò e allungò le mani dentro di me per passarsi le cose a vicenda. Li aiutai a farlo. Quando ero giovane non avevo sangue e chi spostava le cose dentro di me doveva farlo con tatto. Dovevano decidere con quell’unico senso quali oggetti erano di uguale utilità per loro. E sono pochissime cose a essere utili in misura uguale. In effetti, solo due cose identiche sono ugualmente utili; due cuori, due fegati, due gocce di sangue. Quindi, i tentativi delle persone di passarsi le cose creavano frizione. Era dispendioso in termini di tempo e poco soddisfacente. A volte dicevano che ‘tutte le cose sono uguali’, ma non è mai stato così e, perciò, giudicarono che avessi un corpo difficile e insoddisfacente, finché, finalmente, il sangue non iniziò a fluire in me, e anche i succhi gastrici.
Tutti i fluidi della metamorfosi, della vita. A quel punto, le cose gettate dentro di me potevano essere digerite e spostate altrove dentro il mio corpo, per fare altro.
Il mio stomaco rese uguali le cose più disparate, assorbendole nel sangue attraverso la digestione. Ciò trasformò in nutrimento tutto ciò che veniva immesso in me e crebbi rapidamente. E mentre crescevo, mangiavo sempre di più.
Ogni cosa con cui mi nutrivano creava qualcos’altro. Digerivo le cose e le trasformavo in sangue, che si muoveva dentro di me e aiutava a ricostruire altre cose utili; ossa, muscoli o qualche organo vitale. In questo processo mi aiutarono la mia bocca, l’esofago, l’intestino, le arterie e le vene. Tutte queste cose crebbero insieme a me, creando un corpo intero dal quale potevano crescere anche altre cose utili, cose che le persone volevano. Crescevo, crescevo e crescevo.
In questo processo, come in qualsiasi corpo, si creavano residui inutili, non riutilizzati nei nuovi processi, che mi lasciavano al solito modo. Ecco sudore, urina, escrementi e lacrime.
Il mio corpo funzionava così bene che, alla fine, ingerivo e digerivo tutte le cose, in qualsiasi luogo si trovassero. Diventai così grande da divorare il mondo e tutto il sangue nel mondo diventò il mio. Cosa sono? Lo sapete, anche se siete come qualsiasi altra cosa e mi vedete dall’interno. IO SONO IL MERCATO!
(Kim Stanley Robinson – Il Ministero per il Futuro, Cap. 46)
Il cambiamento verso la salvezza, come descritto nel proseguo della storia, avviene inevitabilmente
dal basso, dall’autogestione produttiva e dalla cooperazione mutualistica basata sulla sostenibilità ambientale, intesa non nel senso retorico del termine, per giustificare un’ulteriore sfruttamento travestito da “green economy”, ma come reale integrazione dell’uomo con la natura e le specie viventi senza trascurare l’utilizzo della scienza e della tecnologia come possibili alleati.
D’altro canto le azioni dei Figli di Kali ottengono il risultato di cambiare le abitudini del cittadino medio occidentale che comincia a utilizzare mezzi di trasporto ecologici e ad adottare un’alimentazione prevalentemente vegetariana (emblematico a titolo di esempio è il diffondersi a livello mondiale del trasporto su dirigibile al posto dell’aeroplano).
Un testo da raccomandare tra quelli che possiamo annoverare come utopistica “Fantascienza for Future”.
Flavio Figliuolo
[1] https://umanitanova.org/fantascienza-for-future/
[2] Kim Stanley Robinson – Il Ministero per il futuro, Cap. 51